Michael, attivista per il clima: con le stampelle al polo nord, benedetto dal papa - vatican news
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Libanese, paralizzato da quando aveva sei anni a causa di una lesione al midollo spinale, oggi è ambasciatore per l'ambiente per il Programma Sviluppo delle Nazioni Unite: "Ho
deciso di camminare perché la terra è su una sedia a rotelle". All'udienza generale ha chiesto al Pontefice la benedizione per la sua prossima "sfida": percorrere per 100
km l'Artico. Francesco: "Prega per me quando sarai lì" SALVATORE CERNUZIO E FELIPE HERRERA-ESPALIAT - CITTÀ DEL VATICANO Il 75% del suo corpo è rimasto paralizzato quando
aveva 6 anni, ma la sua voglia di vivere, no, quella non si è mai paralizzata. MICHAEL HADDAD, libanese delle zone del Mount Lebanon, atleta professionista e ambasciatore di buona volontà
dell’Onu per le tematiche ambientali - che oggi ha incontrato il Papa al termine dell’udienza generale - era solo un bambino quando un incidente di jet ski gli ha provocato una lesione al
midollo spinale che lo ha immobilizzato dal petto in giù. Da allora, ha perso tre quarti delle funzioni motorie. "LA DISABILITÀ È SOLO UNO STATO MENTALE" Leggi Anche 02/06/2021
E' il pensiero costante di Cristo per i suoi discepoli e per ogni persona, al centro della riflessione del Papa all'udienza generale celebrata nel Cortile di San Damaso in ... Quel
tragico evento che avrebbe buttato probabilmente chiunque in una spirale di disperazione, per il ragazzo è stato invece l’inizio di una nuova vita. Lui lo descrive proprio così. Il lavoro è
stato durissimo, la fatica immensa, le sfide molteplici: la sedia a rotelle come unica possibilità di movimento, le stampelle, i primi passi incerti. Michael, però, le ha vinte tutte.
Grazie alla medicina e alla ricerca scientifica oggi è capace anche di sciare e fare free climbing su una montagna, detenendo pure tre record mondiali; grazie alla fede tiene accesa quella
fiamma che lo porta ad essere non solo un uomo sereno (“La disabilità è solo uno stato mentale”, è il motto sul suo SITO UFFICIALE), ma anche testimone in numerose campagne di
sensibilizzazione ed esempio per tante persone nelle sue stesse condizioni. “Niente è impossibile”, dice Michael a _Vatican News_. “Come persona impossibilitata a camminare, ad alzarsi e
sedersi autonomamente, ho deciso di esplorare le mie potenzialità. Ho scoperto che nulla è impossibile. Questo grazie a due cose: fede e determinazione. Fede nel nostro Creatore, fede in noi
stessi. Determinazione, nella certezza che dentro di noi ci sono illimitati poteri per andare avanti e rompere ogni muro”. IN CAMMINO GRAZIE A UN ESOSCHELETRO Haddad si muove grazie ad un
esoscheletro, sviluppato appositamente da un team di ingegneri, medici e ricercatori, che gli stabilizza tronco, spalle e braccia. Così riesce a spingere il corpo in avanti e muoversi un
passo alla volta. Alzarsi dalla sedia a rotelle, specie dopo lunghi periodi da seduto, gli costa fatica, ma Michael non si arrende: in piazza San Pietro chiede di fare l’intervista per tutto
il tempo in piedi. “Sono forte”, rassicura. Stende prima la gamba destra, poi la sinistra, infine si alza e si sistema la cravatta. Mai una volta, durante questi sforzi, fa smorfie di
dolore. Sorride sempre, con un volto che, a 40 anni, ha conservato ancora tratti infantili. “Sorridere, anche quello è una missione. È un sintomo della felicità che porto dentro. Uno dei
propositi nella vita è essere felici, ce lo ha detto Gesù di trasformare la paura in gioia”. Papa Francesco benedice Michael Haddad L'AIUTO DELLA FEDE Michael è credente: “Sono
cristiano, credo in Cristo Gesù”, afferma. E assicura che la fede lo ha aiutato in ogni battaglia. Inclusa quella che porta avanti quotidianamente e che chiama “la mia grande missione”,
richiamare l’attenzione mondiale sulle problematiche ambientali. “Ho deciso di camminare - spiega - perché la terra resta invece in sedia a rotelle. Dobbiamo unirci per salvare noi stessi e
il pianeta. Io lo faccio sotto una bandiera, le Nazioni Unite, con la quale proviamo in tutto il mondo a fare questo cambiamento. E a farlo ora”. SCALATE, SCI, MARATONE E ORA IL POLO NORD
Michael ha scalato montagne e attraversato deserti e ha partecipato pure a due maratone: una al Cairo, l’altra a Beirut, nel suo Libano, per raccogliere fondi per la ricostruzione
dell’ospedale devastato dall’esplosione al porto nell’agosto 2020. Ora ha un’altra missione: percorrere 100 chilometri a piedi nel Polo Nord. Un’avventura che doveva compiere nel 2020, poi
saltata a causa della pandemia. Adesso è programmata per febbraio o marzo 2022. “Certamente è una sfida”, dice Haddad. “Percorrere 100 chilometri nel Polo Nord non è solo un messaggio, ma un
contributo alla scienza. Io lavoro con una grande squadra scientifica e sono stato considerato una delle poche persone del mondo in grado di fare una cosa del genere nelle mie condizioni.
Quindi ogni cosa che stiamo pianificando prima, durante e dopo questa camminata contribuirà alla ricerca scientifica per aiutare altre persone a camminare nuovamente attraverso nuovi
sistemi”. L'udienza generale di Papa Francesco nel Cortile di San Damaso L'INCONTRO CON IL PAPA: "PREGA PER ME AL POLO NORD" Oggi, in prima fila all’udienza generale nel
Cortile di San Damaso, accompagnato da Theresa Panuccio, rappresentante ufficiale del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), al Papa ha detto proprio questo e gli ha chiesto la
benedizione per la sua missione nell’Artico. “Quando ho raccontato al Santo Padre la mia storia, ha poggiato la mano sulla mia testa. Gli ho detto che proviamo a portare un messaggio di
umanità, a favore della terra e dell’ambiente. Lui mi ha benedetto e io ho detto: ‘Padre, preghi per me’. ‘Prega tu per me al Polo Nord’, mi ha risposto. Questa frase non riesco a
togliermela dalla testa. Mi ha dato forza e tanti spunti di riflessione. Mi sento più impegnato, non più solo ma insieme al Papa per provare a compiere questo cambiamento”. DUE REGALI,
SIMBOLO DEL LIBANO A Francesco, Michael ha portato due regali: il ramoscello di un albero di cedro, simbolo della sua terra, il Libano, Paese che Giovanni Paolo II definì “un messaggio”. “È
un albero eterno, che viene menzionato parecchie volte nella Bibbia, e si chiama il Cedro di Dio”, spiega. Al Papa in dono anche la foto di una chiesa immersa in una delle foreste più
antiche di cedri. “Il legno di quei cedri si è connesso alla terra diecimila anni fa. Quindi c’è un doppio significato: la storia e la stretta connessione dell’uomo al pianeta. Noi abitavamo
nelle foreste, è il tempo di ricordarcelo, perché senza un pianeta sano non c’è umanità sana. Dobbiamo inviare questo messaggio al mondo”. “Grazie”, ha ripetuto più volte il Papa. E Michael
ha chiesto al Pontefice di scattarsi un selfie. Una foto che ora mostra con orgoglio dal suo smartphone. Il selfie di Michael con il Papa
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